mercoledì, 3 marzo 2021
Imbrogli al gioco nel Settecento di Giovanni Pasqua "Roxy" |
Ho trovato sul libro di Tirsi Mario Caffaratto La vita meravigliosa del Cavalier Incognito ossia di Vittorio Cornelio (Saluzzo, Edizioni Vitalità 1966) un riferimento ad imbrogli al gioco nella seconda metà del Settecento.

Riporto qui di seguito il brano:
Ad esempio trasse «un ubertoso profitto» durante i cinque giorni della festività di San Secondo in Asti.
Di qui passò a Cuneo, ove al gioco perse quasi tutto quello che aveva guadagnato ad Asti, e si recò a Nizza.
In questa città cadde di nuovo in mano ai bari che lo spogliarono di quel che gli rimaneva: «Carte segnate con picciole piegature, o con punti insensibili, mischie artificiose, e fraudolente, alzata rimessa al primo sito, carte trattenute, o sfogliate fuori di luogo, parole volanti, l'abbominevole destrezza del boccone, e cent'altre bricconate erano proprie di coloro...».
E benché egli conoscesse sì bene queste bricconate, pure c'era continuamente cascato (calcolò di aver perso 1000 zecchini), sì da esclamare: «Grazie perfino al Cielo, ed al clementissimo Vittorio Amedeo terzo, col sacrificio della considerabile entrata che ne traeva il Regio errario dal copioso smercio delle carte è stato provvidamente abolito sì abbominevole incentivo alla dissipazione».
Ma in Nizza non solo ebbe una perdita al gioco, ma anche un grave alterco con un di questi bari, che finì in un duello.